Perché dovresti riprovare a viaggiare da sola e come farlo al meglio.

Hai provato a viaggiare da sola e la tua esperienza è stata negativa? Bene, ecco cosa penso che dovresti fare allora: riprovarci! Ma in maniera nuova. Te lo dico per esperienza, perché la prima volta che ho viaggiato da sola ho pianto quasi ogni sera, mi sono sentita in difficoltà più volte, ho sofferto la solitudine… anche se, me ne sono andata a teatro da sola ed è stato bellissimo, ho iniziato ad assaporare la bellezza del seguire solo i miei orari, ho provato a mettermi in gioco chiacchierando a colazione con gli altri ospiti del B&B in cui soggiornavo. Avevo, insomma, iniziato ad intuire il potere del viaggiare da sola. Tant’è che tornando a casa, sull’aereo di ritorno, ho sentito dentro di me il desiderio di riprovarci, ma facendolo meglio!

In questo articolo ti voglio quindi raccontare perché dovresti riprovarci e soprattutto come farlo, indicandoti quello che ha funzionato per me, ma anche quello che consiglio alle mie clienti, adattandolo a loro stesse ove serve. Ah, se non ci conosciamo già, io sono Lisa, Life&Travel Coach e blogger, che parla di vita e di viaggi.

Pronta a partire?

Diapositive dal mio primo viaggio da sola


Perché dovresti riprovare a viaggiare da sola, anche se la prima volta non ti è piaciuto


Vorrei che tu capissi una cosa: la prima esperienza di viaggio da soli è difficile per tutti.

No, non credere a chi ti dice che dalla prima volta tutto è stato fantastico, semplice, che non hanno mai avuto dubbi, paura o provato solitudine. La verità è che quello che ti stanno raccontando non è una reale perfezione dell’esperienza, ma la loro consapevolezza sull’esperienza.

Il punto è che viaggiare da soli è una grande opportunità, per crescere e per capire quale potrebbe essere la direzione giusta per noi.
Come ho raccontato per bene in questo articolo, partire per un viaggio in solitaria ci permette di:

  • scoprire la libertà, quella vera, libera da giudizi, aspettative e tempi degli altri;
  • conoscere davvero noi stesse, spogliandoci di tutto quello che gli altri sanno o dicono di sapere su di noi, ma anche di tutto quello di cui noi siamo convinte, per fare spazio all’ignoto, a ciò che c’è oltre i limiti dentro di noi;
  • sviluppare i nostri punti di forza (le Potenzialità), provando ad usarle in ambiti nuovi e sfidanti;
  • superare le nostre paure andando al di là della nostra comfort zone;
  • diventare più responsabili, poiché diventiamo le uniche in carica a dover prendere decisioni e agire;
  • aumentare l’autostima prendendo sicurezza in noi stesse mentre ci rendiamo conto di cosa siamo in grado di fare.

Ma perché tutto questo accada non possiamo partire tanto per partire.
Chi fa un’esperienza di viaggio da sola e tornata a casa dice: non mi è piaciuto, non fa per me, è stato un tentativo andato male, è perché spesso parte per motivi sbagliati, senza preparazione e senza intenzione.

Ti invito ora quindi a farti queste domande:

  • Perché sei partita da sola? Per provare perché tutti dicevano che era giusto farlo, per mostrare un’idea di te, perché stavi cercando una risposta, perché volevi metterti alla prova?

Se desideri partire da sola e ottenere un bagaglio di crescita da portarti a casa, devi metterti in viaggio con questa intenzione.

  • Ho identificato cosa volevo ottenere da questo viaggio? Quali tipi di esperienze mi ero prefissata di fare? Quali paure volevo affrontare? Quali risposte volevo trovare?

Definire questo significa prepararsi al viaggio con intenzione, dare al viaggio stesso una nuova direzione che segue un percorso interiore che appartiene a noi e a noi soltanto.

  • Sono pronta a rimettermi in gioco questa volta con i motivi giusti, preparazione e intenzione?

Se la tua risposta è sì, allora proseguiamo!

Diapositive dal mio secondo viaggio da sola


Come prepararti alla tua seconda (e successive) esperienze di viaggio da sola


La prima volta che sono partita per la Scozia in solitaria, sapevo perché stavo partendo e sapevo anche cosa volevo ottenere. Ecco perché pur essendo stata un’esperienza difficile, ho capito subito che volevo rifarla. La seconda volta che sono tornata a Edimburgo io e me stessa, è stato incredibile e ho trovato tutte le risposte che stavo cercando. Come ho ottenuto questo upgrade tra le esperienze?

1.Innanzitutto sono partita dal farmi le domande giuste, come quelle che ti ho proposto sopra.
Ho definito chiaramente: perché stavo partendo, quali limiti e paure volevo superare/affrontare, in quali aree desideravo crescere e mettermi alla prova. Questo mi ha aiutata anche a definire la mia destinazione di viaggio, perché no, una non vale l’altra. E’ importante scegliere anche questo con un senso.

2.Di conseguenza ho poi definito: quali esperienze, attività e luoghi dovevo prevedere di inserire nel mio itinerario, ma soprattutto quali azioni concrete dovevo prepararmi a fare per poter evolvere davvero uscendo dalla mia comfort zone.

3.Infine ho chiarito con me stessa a quali domande stavo cercando risposta. Scrivermele e segnarmele mi ha permesso di porre la mia attenzione su ciò che era importante per capire davvero. Un focus interiore sui miei sentimenti, emozioni, desideri. E un focus esterno sulle persone che potevo incontrare e sulle loro storie, e sui racconti di vita intorno a me che potevano ispirarmi.

Diapositive dal mio secondo viaggio da sola


Ecco quindi di conseguenza alcune cose che ho fatto che mi hanno aiutata a rendere la seconda esperienza davvero costruttiva e che mi ha permesso di non ritrovarmi a piangere ogni sera, ma anzi a sentire davvero di essere al posto giusto e immersa in un percorso di crescita:

  • Rispetto alla prima esperienza dove avevo dormito in un B&B, ho scelto di prendere una stanza su AirBnb a casa di alcune persone che abitavano a Edimburgo, pur non essendo originari di lì;
  • Rispetto alla prima esperienza, dove ogni sera ho cenato in camera con piatti pronti, ho scelto di andare a cena fuori ogni volta, passando dalla prima volta in cui ho detto al cameriere che ero sola sentendomi da schifo, fino a sorridere apertamente chiedendo: “A table for one!”;
  • Ho scaricato Tinder, non per cercare un’avventura, ma per cercare connessioni (sì, all’estero spesso si usa anche per questo!) e ho conosciuto un ragazzo norvegese che viveva a Edimburgo da qualche anno, che mi ha invitata nel bar in cui lavorava e mi sono ritrovata in un locale piccolissimo a sentire musica e a bere birra con scozzesi e non;
  • Sono partita con l’obiettivo di dedicarmi ad un progetto preciso e, conoscendo già la città almeno in parte, ho suddiviso la giornata occupandomi per metà al mio obiettivo e metà all’esplorazione (questo è molto importante se stai decidendo di testare la vita da nomade digitale), e ho sempre lavorato all’interno di bar o spazi che mi permettessero di parlare con le persone;
  • o chiesto consigli su cosa vedere e indicazioni alle persone intorno a me invece di affidarmi solo a Internet;
  • Ho frequentato un mercato locale, mi sono fatta un tatuaggio, ho frequentato i locali non turistici. Insomma ho cercato di vivere il luogo non da turista, ma da locale.

Ho fatto tutte delle serie di azioni che erano in linea con quello che desideravo vivere, con i limiti che volevo superare e con gli obiettivi che mi ero posta. E sono tornata a casa con un bagaglio che avevo costruito con cura e che mi ha permesso di migliorare anche la vita a casa. Perché questo è il punto principale: il viaggio in generale e in solitaria in particolare non dovrebbe mai essere una fuga, ma un modo per tornare a noi stessi.

Cartello presente allo Zoo di Edimburgo


Allora, ti ho convinta a ripartire? Io spero davvero di sì.
Ma capisco che potresti avere ancora qualche dubbio, quindi se ti va facciamoci una chiacchierata e valutiamo se posso aiutarti a creare il tuo itinerario di viaggio e di crescita personale.


Oppure scrivimi le tue domande nei commenti. Ti leggo e rispondo sempre.

Lisa Merzi

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