Rendi la tua Vita il Viaggio: ti racconto il mio mantra.

Ho sempre saputo di voler viaggiare. Un po’ perché i miei genitori mi avevano fatto scoprire l’Italia attraverso lunghi viaggi in macchina, alternando spiagge a città d’arte e di storia; un po’ perché il viaggio era per me un richiamo naturale, e come avrei scoperto anni dopo diventando Life&Travel Coach, una delle mie Potenzialità è strettamente connessa al desiderio di scoperta del Mondo.
Devo ammettere però, che la prima volta che ho deciso di viaggiare senza genitori e andando all’estero, quello che mi ha spinta a farlo non è stato il desiderio di scoperta, ma un tentativo di fuga. Ero infelice della mia vita e volevo solo scoprire se altrove le cose potevano essere diverse.


Scozia, seconda media, per la prima volta fuori dall’Italia. Libera di essere, libera di scegliere, incredibilmente connessa al luogo in cui mi trovavo. Casa non mi mancava per niente. Eppure… nonostante stessi così bene, non riuscivo ad abbandonare il circolo vizioso dei miei comportamenti auto distruttivi. Eppure, ad un altro livello ancora, non mi ero mai sentita così presente.

Dovrei fare una premessa ora, che forse potrebbe spiegare meglio tutta la storia. A dodici anni ho iniziato a soffrire di depressione, che presto è diventata cronica. Tutt’ora è una compagna di vita, che se prima si prendeva tutto il mio spazio, ora passa a trovarmi saltuariamente ed io ho imparato come metterla alla porta. Ai tempi però, all’inizio del mio percorso con la depressione, essa era stata capace di convincermi che sarei stata felice solo quando avessi trovato qualcuno pronto ad amarmi. E questa ricerca è stata il mio tallone d’Achille per quasi 29 anni.

A 18 anni ho viaggiato per la prima volta in maniera concentrata. A maggio sono andata in Andalusia con mia Nonna Antonietta (che mi ha probabilmente donato il gene nomade che mi spinge a viaggiare), poi a luglio sono partita per la Scozia (era la mia seconda volta lì, e quel viaggio mi ha confermato che Edimburgo sarebbe stata per sempre la mia Casa del cuore) e infine, dopo un solo giorno a casa per disfare e rifare la valigia, sono partita per l’America. La prima settimana a San Diego è stata incredibile, la seconda è stata una lenta tragedia interiore. L’idea di tornare a casa mi stava distruggendo. Mia sorella maggiore S., che era in viaggio con me, ad un certo punto mi aveva rimproverata: perché tornare a casa mi faceva stare così male? Lei non lo capiva. Ai tempi ancora non lo capivo nemmeno io.


Parigi, 2007. Come potevo sentirmi così viva camminando per le stradine di Montmartre, come mai mi ero sentita a Verona? Come poteva essere che comprare una baguette farcita per cena in un quartiere abitato da local mi riempisse come nessun’altro pasto che avessi mai fatto nella mia vita?

Per un po’ di anni il lavoro, gli uomini sbagliati ed un dispendioso e diverso tentativo di fuga (comprare casa a 23 anni), mi avevano distratta dai viaggi, o meglio mi avevano impedito di partire. Ce n’erano stati, brevi, in Italia soprattutto, spesso per lavoro, ma non sufficienti a calmare quel desiderio di altrove che conservavo dentro.


Poi ero tornata in Scozia. 2014. Casa. Ora una casa in Italia la possedevo, eppure non era nulla paragonata a ciò che provavo a Edimburgo. Nello stesso periodo c’erano stati anni di spostamenti. Su e giù tra il Veneto, la costiera emiliana, la Toscana; che avevano riattivato in me la necessità di avere sempre una valigia pronta. C’era stata la voglia di mettermi alla prova, di ripercorrere alcuni tratti di strada per scoprirne di nuovi. Ero tornata in Andalusia, ed avevo iniziato a intravedere il segreto che custodiva per me il viaggio.

Nel 2016 ero partita per Edimburgo per il mio primo viaggio da sola. Avevo passato una settimana a vivere giornate in cui mi sentivo piena di calma e gioia, alternate a serate che avevo passato a piangere disperata. Ed era stato così che avevo capito che anche se avevo iniziato a viaggiare per scappare da me stessa, per quanto distante potessi andare, io ero sempre lì con me.


Scoprirlo è stata forse la mia occasione di diventare libera, di iniziare a creare un rapporto d’amore con me stessa, di rendermi conto che quando ero in viaggio potevo essere davvero chi ero, potevo amare ogni parte di me, ombre comprese, e soprattutto potevo riportare a casa nuove verità, conoscenze e consapevolezze su chi fossi. Tant’è che mentre tornavo a casa da quel viaggio in solitaria, nonostante tutte le lacrime, non desideravo altro che partire di nuovo.

Ma era stato in Irlanda, nel 2016, che avevo davvero capito. Era stato sulle Isole Aran, mentre diluviava, il vento mi sferzava il viso, ero bagnata ovunque ed EX si lamentava della situazione. Era stato in quel momento, in cui mi ero sentita talmente felice da scoppiare che avevo svelato il segreto.


Quando ripenso all’anno che mi ha cambiato la vita, spesso lo faccio iniziare il giorno dopo che EX mi ha lasciata, ma la verità è che il cambiamento si era attivato in quel momento sotto l’acqua scrosciante dell’Irlanda, quando avevo capito che potevo essere felice da sola. Potevo essere felice perché ero viva, perché il Mondo era meraviglioso, perché potevo sorprendermi, scoprire dettagli, persone, luoghi e me stessa. Il cambiamento è iniziato quando ho scoperto che la mia Felicità poteva non dipendere dagli altri.

Sai quanta libertà, potere e possibilità, racchiude una scoperta del genere?

Perché quando scopri che l’unica persona che può renderti davvero felice sei tu, allora scopri che puoi essere felice ovunque.


Avevo coniato il mio mantra: “Rendi la tua Vita il Viaggio”, nel 2015, immersa nel desiderio di viaggiare di più e presa dai miei continui spostamenti. Nella prima nascita del mio mantra però viveva ancora il desiderio di fuga e di una ricerca di felicità altrove. Dopo l’Irlanda le cose sono cambiate, dopo EX ho iniziato a viaggiare per me stessa, da sola, con le amiche, con mia sorella, con la famiglia ed oggi con il mio compagno. E luogo dopo luogo, valigia dopo valigia, volo dopo volo, ho capito che il mio mantra non era cambiato, aveva solo modificato il suo peso. Se prima pensavo che la vita fosse viaggiare, ora mentre scoprivo nuovi luoghi, avevo capito che viaggiare serve per vivere. Serve per portare le emozioni che proviamo in viaggio anche a casa, serve per mettere dentro la nostra valigia le scoperte che facciamo su di noi e portarle nella nostra quotidianità. Che rendere la propria Vita il Viaggio significa godersi ogni momento, cogliere i dettagli ovunque sei, essere completamente te stessa, e non aspettare di essere altrove per rallentare, per goderti il presente, per scoprire quello che puoi fare quando superi la tua comfort zone.


Quando dico a me stessa o alle mie clienti: Rendi la tua Vita il Viaggio; quello che voglio invitare a fare è di iniziare a vivere ora, iniziare a cogliere ogni momento, fissarsi obiettivi ma godendosi il tempo e il processo che ci permetterà di realizzarli. Invito a desiderare il cambiamento amando ogni momento della propria vita ed ogni parte di se stesse. Rendi la tua Vita il Viaggio significa che la vita è qui, devi solo guardarla davvero. Così saprai coglierne ogni dettaglio. La felicità si trova lì.

Nel frattempo io ho smesso di viaggiare per scappare da me stessa e ho iniziato a farlo, invece, per scoprire me stessa e riportarmi a casa sempre nuova.

Lisa Merzi

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