Madrid, in quattro giorni, e i miei nuovi modi di viaggiare.
Se nel primo viaggio post pandemia, che tanto post non è a dire il vero, avevo vissuto un po’ con ansia il riprendere a muovermi per il mondo, in questo secondo viaggio mi è sembrato di tornare a respirare. Anche se quasi sempre attraverso la mascherina. Però quello che intendo, è che mi è sembrato che viaggiare fosse nuovamente qualcosa di normale, non di eccezionale. Credo che questa sensazione mi sia nata proprio dal fatto che appena siamo usciti dall’AirBnb ci siamo trovati immersi nella gente.
Eh sì, Madrid è piena di persone. 3 milioni di abitanti, più i turisti. Una vera metropoli. E dopo due anni dove di gente in giro se n’è vista poca, io che solitamente non amo le folle, ne sono stata quasi estasiata: la vita è ancora qui.
Sono partita per Madrid insieme a Boy per un motivo, come per ogni mio viaggio parto con l’intento di vedere qualcosa di molto specifico, e sono tornata a casa con conferme, ma anche con nuove consapevolezze, poiché durante questo viaggio mi sono confrontata per la prima volta con un momento veramente no per la mia salute.
Ma andiamo in ordine.
Sono partita per Madrid con l’intento di vedere il Guernica di Picasso. Quest’opera enorme, completamente in bianco e nero, simbolo del Cubismo, che tendenzialmente piace a pochi, ma che ho studiato per la prima volta quand’ero ragazzina restandone completamente affascinata. L’apparente assenza di colori e l’incredibile lavoro di simbolismo di quest’opera d’arte mi sono entrati dentro parecchio tempo fa, quindi, non potevo che desiderare di vederla dal vivo.
Così il lunedì mattina, dopo una colazione da Starbucks, eccoci in fila per entrare al Museo Reina Sofia, e poi a fare altra fila per poter entrare nella sala in cui si trova il Guernica, ed io sentivo già l’emozione. Un’emozione che quando mi sono trovata davanti al quadro è esplosa. Sentivo le gambe cedere ed il cuore pulsare. Sì insomma, a riprova che c’è un filo rosso che mi lega stretta all’arte, ho avuto una piena Sindrome di Stendhal. Ed è stato bellissimo sentirmi così male, perché mi ha riconfermato che la mia parte creativa, che ultimamente era stata latitante, è ancora lì.
Purtroppo non si possono fare foto nel museo, però credo che non scorderò mai l’emozione, e questo mi basta.
Madrid, come dicevo, mi ha però portata anche a fare i conti con i miei problemi di salute.
Sono iscritta ad un gruppo di persone che soffrono delle mie stesse patologie e che quando parlo del fatto che viaggio restano increduli, poiché queste sindromi possono diventare davvero invalidanti a volte, e più volte mi hanno chiesto come ci riesco a viaggiare adesso che sono “malata”. Non ci avevo mai riflettuto davvero, anche se ero consapevole di aver modificato un po’ il mio stile di viaggio… A Madrid però, ho avuto un momento davvero brutto. Un momento in cui ho avuto dolore e mi sono sentita incapace di andare avanti e di pensare. Per la prima volta in viaggio, Fibromialgia e Sindrome di Sjogren hanno preso il sopravvento. Boy mi è venuto in soccorso ed io mi sono ripresa, però quel momento mi è rimasto dentro, ed allora ci ho riflettuto davvero: com’è cambiato il mio essere traveller da dopo che mi sono ammalata? Cosa significa per me essere una persona con disabilità invisibile in viaggio?
Per me significa:
– ascoltare il mio corpo ed abituarmi a nuovi ritmi imparando a rallentare, ma mai a rinunciare;
– vivere di più hotel ed AirBnb perché adesso necessito di riposo, scegliendo soggiorni in luoghi più belli, concedendomi anche qualche lusso in più;
– limitarmi a volte nell’assaggiare tutto quello che vorrei mangiare, ma gustarmi di più il cibo;
– sedermi qualche volta in più per un caffè, approfittando della mia passione per Starbucks, ed una pausa e cogliere l’occasione per guardarmi intorno;
– imparare ad affidarmi ai miei compagni di viaggio come non avevo mai fatto, scoprendo che posso chiedere aiuto e affidarmi agli altri;
– a volte avere davvero paura e sentirmi incazzata e sconfortata…;
– ma coltivare in me sempre e comunque la voglia di vedere il Mondo.
Perché, quello che ho davvero capito è che anche se il mio stile di viaggio è cambiato, io non lo sono. Ed il punto non è quello che la vita ti da, ma quello che fai con quello che ti viene dato.
Ed ora passiamo al mio itinerario di viaggio! So che lo stai aspettando, ma se mi leggi da un po’, sai bene che sono anche una Travel Coach e che credo fortemente nel potere del viaggio per la crescita personale, e mi piace condividere ciò che mi imparo, perché potrebbe essere utile anche a te.
Piccoli consigli di Viaggio
Giorno 1
Io e Boy siamo atterrati a Madrid nel primo pomeriggio del sabato, volando con Iberia da Venezia, e con circa 45 minuti di metro abbiamo raggiunto il nostro AirBnb direttamente dall’aeroporto.
A Madrid abbiamo optato per AirBnb poiché è una città molto costosa, soprattutto rispetto all’Andalusia per esempio, e volevamo inoltre sentirci più liberi. Ti lascio il link al nostro appartamento che noi abbiamo trovato perfetto, come stile e come posizione.
Il primo giorno siamo usciti poco prima delle 19, dopo esserci riposati ed ecco cosa abbiamo visto:
- Plaza de España (qui c’erano dei mercatini di Natale in allestimento e delle bellissime luminarie);
- Tempio di Debod (esterno gratuito);
- Vista sul Palazzo Reale (bellissimo, consiglio l’ora del tramonto per andarci, noi ce lo siamo persi per un soffio!);
- Plaza de Opera (qui c’erano dei mercatini di Natale molto carini);
- Calle Major;
- Plaza Major (qui c’erano dei mercatini di Natale, purtroppo pieni di cinesate e tutti uguali, ne siamo rimasti molto delusi, ma la piazza è molto bella);
- Puerta del Sol e la statua dell’Orso con il corbezzolo, simbolo madrileno.
Giorno 2
Il secondo giorno ci siamo spostati con la metro, assolutamente consigliata per le lunghe tratte, ed abbiamo iniziato il nostro itinerario dal quartiere La Latina, ed ecco come ci siamo mossi:
- Mercato del Rastro (uno dei più grandi mercatini dell’usato d’Europa, si tiene la domenica mattina e si estende per tutto il quartiere);
- Quartiere Lavapies;
- Museo del Prado (noi abbiamo acquistato i biglietti online e ve lo consiglio caldamente; il museo è enorme, servono almeno 2/3 ore per vederlo, dedicategli un intero pomeriggio);
- Piazza Cibeles e Palazzo Cibeles.
Non lontano dal museo abbiamo trovato il locale dove abbiamo mangiato meglio a Madrid: Taberna Maceira. Assolutamente da provare qui la coda di toro e le loro crocchette al formaggio, ovviamente non dimenticatevi di ordinare una cerveza ed una porzione di patatas bravas.
Giorno 3
Lunedì essendo il 6 Dicembre abbiamo approfittato del fatto che fosse una festa nazionale per la Spagna, cioè il Giorno della Costituzione, e che quindi il Museo Reina Sofia fosse gratuito, per risparmiare 10 euro e goderci il Guernica. Anche se l’entrata è gratuita potete prenotare la vostra entrata dal sito e questo vi permetterà di fare meno coda per accedere al museo.
Ecco quindi come si è svolta la nostra terza giornata di viaggio:
- Museo Reina Sofia (per accedere alla sala del Guernica dovrete fare la fila, quindi partite da lì);
- Parco del Retiro, dove potrete vedere il Palazzo di Cristallo (anche entrarci eventualmente, noi abbiamo trovato una fila immensa) e magari fare un giretto sulle barchette a remi sul lago;
- Puerta de Alcalà;
- quartiere Chueca (è il quartiere gay, dedicato alla movida, caratterizzato dall’insegna della metro con i colori dell’arcobaleno) P.s. Madrid è veramente inclusiva ed aperta, non avevo mai visto così tante coppie omossessuali baciarsi in giro, e la cosa mi ha fatto davvero bene al cuore!
- Gran Vìa.
Giorno 4
L’ultimo giorno avevamo l’areo nel pomeriggio, quindi abbiamo optato per dedicare la mattinata a qualcosa di vicino al nostro alloggio. Ecco cosa:
- Cattedrale dell’Almudena;
- Palazzo Reale (noi abbiamo prenotato online l’entrata; è uno dei palazzi reali più belli che io abbia mai visto).
Eccoci quindi arrivati alla fine di questo viaggio. E mentre io vado ad organizzare i prossimi per il 2022, ti chiedo: sei mai stata a Madrid? Ti piacerebbe visitarla?